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Impostazione della pagina

Scritto da Giovanni Pallotta il . Pubblicato in Introduzione.

Il progetto di una pubblicazione, cartacea o elettronica, richiede, da un punto di vista grafico, in primo luogo la scelta di un formato e la successiva determinazione dei margini. Nel caso di pubblicazioni che si sviluppano per più di un foglio (cioè due pagine), è opportuno, addirittura necessario, riferirsi al volume aperto, in modo da avere sotto controllo entrambe le pagine, come saranno viste dal lettore, mettendoci in tal modo al riparo da spiacevoli sorprese.

Questo è tanto più vero se progettiamo un pieghevole che aperto può mostrare 3, 4 anche 5 o 6 pagine, definite dalle piegature, all'interno delle quali può scorrere una foto o formarsi un disegno, non percepibile all'osservazione di una pagina singola. In generale per qualunque lavoro, è necessario operare sul formato aperto e poter controllare così ogni aspetto della nostra pubblicazione, piuttosto che fissare l'attenzione sulla singola facciata. I software specializzati consentono di affiancare le pagine solitamente attraverso la spunta di un checkbox 'pagine affiancate' o, in inglese, 'facing pages'. In caso siano da affiancare più di due pagine, sono previsti comandi particolari, come in InDesign per esempio.
 
layoutlibro
 

A. Pagina pari / Pagina sinistra – B. Pagina dispari / Pagina destra
1. Numerazione di pagina – 2. Gabbia o Specchio – 3. Testatina
4. Cucitura o margine interno – 5. Testa o margine superiore
6. Taglio o margine esterno – 7. Piede o margine inferiore

 

Scegliamo l'ampiezza dei margini e riportiamoli nelle impostazioni del nostro documento, per entrambe le pagine, di destra e di sinistra. Per fare questo è di solito sufficiente scegliere nuovo documento nel nostro programma di impaginazione e inserire le misure dei margini nei campi di testo di solito indicati con le etichette 'superiore', 'inferiore', 'esterno' e 'interno'. Queste due ultime voci compaiono in sostituzione delle etichette 'sinistro' e 'destro' quando si scelga l'opzione pagine affiancate.

Si intende facilmente che con riguardo alle diciture utilizzate in legatoria, al margine superiore corrisponde il margine di testa, a quello inferiore corrisponde il margine di piede, al margine interno fa riscontro il margine di cucitura e a quello esterno il margine di taglio.

Se esaminiamo un volume qualunque, ben fatto s'intende, ci accorgeremo che, di solito in contrasto con ciò che crediamo sarebbe ragionevole, il margine bianco lasciato libero dal testo verso l'interno della legatura è sempre minore o al massimo uguale di quello esterno. Troveremo altresì che il margine inferiore è sempre maggiore di quello superiore. Questo perché la definizione dei margini risponde a regole antiche ormai consolidate e nella maggior parte dei casi solo parzialmente disattese dai progettisti.
I margini sono nati con l'evidente intenzione di proteggere il testo contro l'abrasione e l'usura dei bordi del foglio. Nel libro manoscritto essi venivano tracciati a secco sulla pergamena, con un puntale, e definivano così la gabbia o specchio all'interno della quale il copista riportava il testo.
Con l'invenzione della stampa, i margini divennero una realtà concettuale: essi dovevano essere definiti astrattamente e riflessi nella forma di stampa che posizionata a registro sul foglio realizzava i margini su carta. Non era un'operazione facilissima. Nel Rinascimento, tutta l'arte subì l'influenza delle teorie di Luca Pacioli, un frate matematico di Sansepolcro, che promosse la ricerca e l'uso della divina proportione, ribattezzata nell'ottocento proporzione aurea. Anche nell'industria libraria del tempo si affermò l'uso del rapporto aureo,  relativamente alla definizione dei margini e al rapporto fra testo e bianchi nella pagina, che determinarono stereotipi di pagina nel modo che ancor oggi  conosciamo. Rotschild e Rivo hanno studiato decine di incunaboli e cinquecentine e hanno potuto dimostrare una precisione nella ricerca di questo metodo che a volte rasenta la pignoleria.
La scelta delle misure dei margini è una questione di gusto personale, oltre che di cultura condivisa e diffusa, mediata dalle esigenze editoriali, dall'argomento, dal tipo di pubblicazione e di contenuto.
In ogni caso è preferibile non scendere mai al disotto dei 10 mm per il margine interno; sul margine esterno, benché la precisione nel taglio e nella piegatura sia stata notevolmente accresciuta dall'impiego di piegatrici e rifilatrici automatiche, si rischia di avvicinare pericolosamente il testo al margine di taglio e non poter più garantirne l'incolumità.
Si tenga tuttavia presente che a seconda della consistenza del volume e del metodo impiegato nella rilegatura, un margine interno molto esiguo può rendere difficoltosa la lettura a causa dell'apertura quasi mai completa delle pagine, almeno nei volumi rilegati con copertina morbida.
Per non avere la sensazione che il testo 'scivoli' via dalla pagina, a causa della percezione del centro ottico della pagina posto sensibilmente più in alto del centro fisico, sarà buona norma tenere il margine inferiore sempre superiore, o almeno uguale, al margine superiore. Cioè si faccia in modo che sia:


piede ≥ testa
 

In generale poi, per le abitudini editoriali contratte e consolidate nel tempo, in una progettazione che si rifaccia a canoni classici è sempre
 
cucitura ≤ testa ≤ taglio ≤ piede
 
Nel design attuale a seconda del prodotto si può in definitiva trovare di tutto, pubblicazioni in cui tutti i margini sono uguali o in cui i margini siano uguali a due a due sono tuttaltro che infrequenti, ma chi si avvicina alla composizione prima di aver fatto lunghe e formative esperienze farà bene a rispettare tali relazioni che, se non lo metteranno in condizioni di creare una grafica avveniristica, lo salveranno comunque da errori marchiani vigorosamente sanzionati dal pubblico più attento.