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Testo o corpo del testo

Il testo o corpo del testo (text) rappresenta la parte centrale del libro. Esso include il libro propriamente detto, il testo scritto di pugno dall'autore che in condizioni limite, ossia anche eliminando ciò che precede e ciò che segue, sarebbe ancora riconosciuto come il libro completo, senza lacerazioni o lacune. A seconda dell'argomento affrontato dal libro, il corpo del testo può includere immagini e documenti oppure trattarne in maniera esclusiva, come avviene nei libri di fotografia e nei cataloghi d'arte e di mostre.

Se le pagine iniziali sono particolarmente corpose e articolate con presentazioni e introduzioni particolarmente lunghe, può risultare opportuno segnalare l'inizio del testo con l'inserimento di una pagina che abbia il titolo nel recto e resti bianca nel verso.

Il testo nella letteratura scientifica è solitamente organizzato in divisioni gerarchiche che ne consentono una più agevole trattazione e ne favoriscono la comprensione anche attraverso una lettura incrociata, mentre i testi di narrativa conoscono divisioni meno ampie soggetti come sono a una lettura di tipo sequenziale.

Le divisioni principali operate nel testo sono volumi, parti e sezioni, capitoli, paragrafi e sottoparagrafi.

Capitoli

Quando siano assenti Parti o Sezioni il Capitolo diviene la divisione  fondamentale del libro. Nelle pubblicazioni di ampio respiro il capitolo, la divisione principale, comincia sempre sul recto (pagina destra del libro). Questa consuetudine è oggi spesso disattesa, sicché la prima pagina di un capitolo può indifferentemente trovarsi sia a destra che a sinistra. È però importante che tale scelta sia operata consapevolmente, prima ancora di essere adottata alla cieca.

Si tenga comunque presente che il capitolo sulla sinistra è giustificato nei casi in cui lo scritto sia articolato in capitoli molto brevi nei quali il continuo rimando in pagina destra produrrebbe un'eccessiva frammentazione del testo, con l'inserzione di un numero probabilmente considerevole di pagine bianche, richieste per quei capitoli che terminano in pagina dispari, che indurrebbe a una visione poco compatta del volume.

Per i capitoli si adottino titoli brevi e esplicativi. I titoli su due righe e più sono tutt'alto che infrequenti, ma non per questo sono belli a vedersi. Per la posizione dei titoli si può scegliere un allineamento centrale, a sinistra o a destra secondo il progetto grafico. Anche le dimensioni possono variare dalle stesse dimensioni utilizzate per il testo fino a corpi notevolmente superiori (fino a 8 punti e più del corpo del testo).

Anche se è ovviamente possibile utilizzare qualsiasi combinazione di stile carattere, si preferisca il font regular composto in maiuscolo e minuscolo, se altre indicazioni di carattere grafico e progettuale non consigliano diversamente.

Nella prima pagina del capitolo, sia in presenza che in assenza di titoli, è previsto un numero variabile di righe vuote, a seconda degli editori e dei compositori, prima dell'inizio del testo. Per talune pubblicazioni di pregio per il capitolo possono adottarsi le stesse convenzioni grafiche che regolano le parti e le sezioni, sicché il capitolo può iniziare sul recto con il solo titolo e continuare con il testo sul recto seguente, lasciando il verso bianco.

Nella numerazione dei capitoli si impiega la numerazione romana altrettanto frequentemente di quella araba. Se però il numero dei capitoli è organico a un sistema di numerazione che coinvolge capitoli, paragrafi e sottoparagrafi allora è obbligatorio l'uso delle cifre arabe (vedi numerare i contenuti). Nella narrativa è comune trovare capitoli senza titolo, che si distinguono solo in base al numero e nei quali in alcuni casi la stessa voce 'capitolo' è omessa o sottintesa.

La prima riga di testo convenzionalmente non vuole il rientro, ancorché questo sia presente nell'impostazione del testo. Ma Einaudi per esempio non lo fa nelle sue collane: Piccola Biblioteca Einaudi (PBE), Collezione di Teatro, Einaudi tascabili, anche se viceversa applica il rientro al titolo con allineamento a sinistra.

Divisione in volumi

Un volume o tomo è un intero libro, completo di copertina, che non rappresenta però tutta l'opera ma solo una sua parte. A volte sono criteri concettuali che portano a sviluppare un'opera in più volumi, talaltra semplici considerazioni di tipo pratico, non da ultimo legate anche al volume fisico eccessivo che la stampa di un volume singolo potrebbe comportare. Le opere enciclopediche sono quasi sempre di necessità multivolume, così come i vocabolari che accolgono un gran numero di lemmi.

Quando per contenuto e caratteristiche i libri che fanno parte di un'opera in volumi sono suscettibili di essere acquistati, letti e fruiti singolarmente in maniera indipendente rispetto al resto dell'opera, allora essi devono presentare caratteristiche di completezza, possedere ognuno una propria numerazione, una propria bibliografia, indici distinti dagli altri volumi. 

I volumi pubblicati come parte di un'opera più vasta possono essere etichettati e distinti in diversi modi, recando indicazioni relative alla partizione, al numero progressivo attribuito al volume, all'argomento trattato nel singolo volume, a un intervallo temporale che limita o racchiude quanto trattato o raccolto nel volume. Di fatto, nella pratica nel singolo volume si ritrovano spesso più attributi distintivi, per cui abbiamo volumi che oltre al numero recano l'indicazione di un intervallo di tempo o di un gruppo di oggetti o di lettere dell'alfabeto, volumi che presentano sia il numero progressivo che il titolo, altri ancora che hanno o solo numeri o solo titoli.

Nella numerazione dei volumi di un'opera è comune l'uso degli ordinali: volume primo, volume secondo, volume terzo ecc.

Si veda per es. la Storia della letteratura italiana di Cecchi e Sapegno (Milano, Garzanti Editore 1965):

  • Volume primo, Le origini e il Duecento
  • Volume secondo, Il Trecento
  • ...
  • Volume sesto, Il Settecento
  • ...

Ovviamente è possibile etichettare molto più semplicemente i volumi di un'opera, fermandosi alla sola enumerazione dei volumi come accade nel Decameron edito da Giunti Barbèra:

  • Decameron, volume primo (1980)
  • Decameron, volume secondo (1981)

In alcuni casi, specie per le raccolte nelle quali non si vuole prioritariamente stabilire una gerarchia o indicare un ordine di lettura o di importanza, è preferibile evitare la numerazione dei singoli volumi. Così per es., Emilio Segrè, Personaggi e scoperte della Fisica. Da Galileo ai quark, Oscar Saggi, 2 voll., Milano, Arnoldo Mondadori Editore 1996: 

  • Personaggi e scoperte della Fisica classica. Da Galileo alla termodinamica.
  • Personaggi e scoperte della Fisica contemporanea. Da Rutheford ai quark.

Come si vede i due volumi nel titolo e nel sottotitolo richiamano, pur differenziandosene, il titolo principale dell'opera fornendo contemporaneamente indicazioni sul contenuto del singolo volume.

La numerazione delle pagine, specie nei casi in cui il volume non rappresenti una divisione logica ma solamente fisica del contenuto, si estende attraverso tutti i volumi. Tuttavia se nei volumi esistono delle pagine iniziali di presentazione, prefazione ecc. sarà bene per queste adottare una numerazione diversa, per es. alfabetica o romana, che parta sempre da i, ii, iii ... per ogni volume.

È consuetudine diffusa segnare la fine dei volumi con la dicitura "Fine del primo volume" e così via fino al penultimo.

Paragrafi e sottoparagrafi

Il paragrafo è la porzione di testo che risulta dalla divisione in parti di un capitolo. Il paragrafo è presente soprattutto nella letteratura scientifica e nella saggistica dove a seconda dell'organizzazione degli argomenti può essere a sua volta diviso in sottoparagrafi e se necessario ancora in sotto-sottoparagrafi in un numero ragionevole di divisioni che non diano problemi alla lettura e che rispettino la sequenza logica degli argomenti.

In origine il paragrafo, come suggerisce la sua etimologia, era un segno grafico, una lineetta, un'annotazione a lato dello scritto che serviva a segnare una pausa o un passaggio nel testo o un cambio di persona nei dialoghi e a volte — in senso estremamente moderno — anche un cambio di argomento.

Sul paragrafo esiste una certa confusione terminologica derivata dall'uso impostosi in ambito informatico del termine italiano paragrafo come false friend dell'inglese paragraph in sostituzione del nostro capoverso. La gran parte dei software di impaginazione e di elaborazione testi utilizzano la voce paragrafo per indicare la quantità di testo compresa tra due pressioni successive del tasto invio (a capo). Nella formattazione dei testi questo 'paragrafo', vale a dire il capoverso, riveste molta importanza, poiché rispetto ad esso si definiscono gli stili (detti appunto di paragrafo) in base ai quali poter definire e cambiare rapidamente l'aspetto del testo. Inoltre, ad aumentare la confusione, il simbolo scelto per tali porzioni continue di testo e il cosiddetto segno di paragrafo (¶) ripreso, non casualmente, dai codici medievali dove una specie di q rovesciata indicava il paragrafo.

In effetti una tale definizione di paragrafo, benché comune alla gran parte degli operatori informatici anche dilettanti, non è ancora accolta da tutti i vocabolari. De Mauro (GdU) con paragrafo individua solo la divisione del capitolo: «ciascuna delle parti in cui sono suddivisi i capitoli di un'opera»;  ugualmente fanno il Devoto Oli e il Dizionario Italiano Sabatini Coletti, mentre il Vocabolario Treccani fornisce anche il significato recente di capoverso.

Nei rimandi il paragrafo numerato si abbrevia par. oppure con il simbolo § seguito dal numero o dalla combinazione di numeri che lo individua.

Il paragrafo ha in genere un proprio titolo adeguatamente differenziato e distaccato dal corpo del testo. La grafica del titolo di paragrafo (e di sottoparagrafo) come come accade per il capitolo può essere variamente costruita ed evidenziata, modificando stile, dimensioni e spaziatura.

Parti e sezioni

Le Parti o Sezioni sono suddivisioni primarie del testo che individuano le unità logiche costitutive del testo e ne presentano organicamente i contenuti. 

Le parti sempre numerate, eventualmente accompagnate da un titolo e se necessario anche da un sottotitolo, si presentano generalmente su pagina destra (recto), con la successiva pagina sinistra (verso) bianca oppure illustrata. Per motivi di spazio è possibile avere parte e capitolo sulla stessa pagina.

Le pagine che indicano l'inizio di una parte o di una sezione devono essere incluse nella numerazione come le altre pagine di testo, ma vanno trattate alla stregua di pagine bianche evitando che i numeri possano apparire sia sul recto che sul verso. Le parti sono divise in capitoli ed è buona norma avere per quanto possibile delle parti coerenti, di uguale lunghezza. Il capitolo che segua una parte o una sezione comincia sul recto (pagina dispari). Secondo il Chicago Manual of Style una parte può essere creata se contiene almeno due capitoli, ammettendo la possibilità di avere parti con un solo capitolo solo per parti introduttive e conclusive.

I sostantivi parte e sezione si trovano, se scritti in alto e basso (maiuscolo e minuscolo), quasi sempre con iniziale maiuscola.

È consuetudine numerare con gli ordinali le parti e le sezioni: Parte I, Parte II, Sezione I, Sezione II ecc, in cui il numerale può essere anche sciolto, Parte prima, Sezione prima, Parte seconda, Sezione seconda ecc. Ma si possono trovare con discreta frequenza soprattutto nei testi di narrativa anche i numeri arabi (Parte 1, Parte 2 ecc.) che per problemi soprattutto di eufonia non si trovano sciolti altrettanto spesso (Parte Uno, Parte Due ecc.).

Come macrodivisione, parti e sezioni possono esistere anche in assenza di richiami e denominazioni specifiche: il titolo di sezione in pagina nuova che preceda un certo numero di capitoli costituisce di fatto una parte anche se non specificata come tale.

Nella compilazione di indici e sommari e nei rimandi alla parte nel testo è consuetudine comune non citare il numero di pagina.

Quando parte e sezione sono usati come sinonimi sono posti a indicare indifferentemente con nomi diversi stesse divisioni concettuali di testo: Questo libro ha una sezione di grammatica e una di esercizi (nel Vocabolario Treccani alla voce sezione). Dove non siano considerate equivalenti, è sempre la parte a includere la sezione e non viceversa; vale a dire che all'interno di ogni parte possono contenersi più sezioni: parte prima, sezione prima, sezione seconda ecc. 

La confusione purtroppo non finisce qui. Nello stile anglosassone Sezione (section) è una suddivisione interna al capitolo, quindi gerarchicamente distante dalla parte (Ritter : p. 15), anche se il Chicago Manual of Style ammette in alternativa l'uso di section come equivalente di part.

Inoltre in campo informatico nei software di impaginazione, per esempio in InDesign, la sezione sta a indicare un gruppo qualunque di pagine che è possibile distinguere dal resto delle pagine del documento attraverso numerazione e caratteristiche separate.

La divisione in parti di un testo non deve essere confusa con le parti del libro che attiene alla divisione di un volume nelle sue componenti principali, pagine iniziali, testo e pagine finali.